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Second hand: un viaggio completo nel mondo della moda circolare

  • outfitabbinamenti
  • 17 apr
  • Tempo di lettura: 10 min

Le origini di un fenomeno globale

Il concetto di second hand, o seconda mano, affonda le sue radici in pratiche antiche quanto l'umanità stessa. Fin dai tempi più remoti, infatti, il riutilizzo e lo scambio di indumenti è stato parte integrante delle dinamiche sociali ed economiche. Tuttavia, è nel periodo post-bellico che questo fenomeno inizia a delinearsi con caratteristiche più definite. Gli anni '50 e '60 vedono la nascita dei primi negozi di carità in Europa e negli Stati Uniti, come il Goodwill e la Salvation Army, che raccoglievano indumenti usati per redistribuirli a persone bisognose o rivenderli a prezzi accessibili. Parallelamente, si sviluppano i primi mercatini delle pulci moderni, luoghi dove oggetti di seconda mano, inclusi capi d'abbigliamento, trovano una nuova vita e nuovi proprietari. È importante notare che in questa fase iniziale, il second hand era percepito principalmente come una necessità economica piuttosto che come una scelta consapevole o una dichiarazione di stile.


La percezione sociale dell'abbigliamento usato subisce una significativa evoluzione negli anni '70 e '80, quando il movimento vintage inizia a emergere come fenomeno culturale distintivo. In questo periodo, il second hand inizia a differenziarsi in due categorie: da un lato, l'usato economico per necessità; dall'altro, i capi vintage ricercati per la loro unicità e valore storico. Questa distinzione rappresenta un punto di svolta fondamentale nella storia della moda di seconda mano, poiché contribuisce a sdoganare gradualmente lo stigma associato all'acquisto di indumenti precedentemente indossati da altri. Nasce così una nuova consapevolezza e apprezzamento per pezzi che raccontano storie del passato e che possono essere interpretati in modo personale e creativo.


  • 1897: Apertura del primo negozio Goodwill a Boston, pioniere nella raccolta e vendita di abiti usati

  • Anni '50-'60: Diffusione dei primi charity shop in Europa e Nord America

  • Anni '70: Nascita del concetto di vintage come categoria distinta dal semplice "usato"

  • Anni '80: Prime boutique specializzate in capi vintage di lusso


Per approfondire le origini storiche del second hand: The History of Secondhand Clothing


L'evoluzione del concetto negli anni '90 e 2000

Gli anni '90 rappresentano un periodo di profonda trasformazione per il settore dell'abbigliamento di seconda mano. Con l'emergere della cultura grunge e dell'estetica anti-conformista, i capi usati diventano strumenti di espressione identitaria e di resistenza al consumismo mainstream. In questo decennio, il second hand assume un valore controculturale significativo, alimentato da icone musicali come Kurt Cobain e stilistiche come l'hippie chic reinterpretato. Numerosi piccoli negozi indipendenti di vintage e second hand iniziano a fiorire nelle grandi città occidentali, attirando principalmente giovani alla ricerca di uno stile unico e autentico. Parallelamente, i primi anni '90 vedono anche l'inizio della globalizzazione del commercio di indumenti usati, con flussi significativi dall'Occidente verso paesi in via di sviluppo.


Con l'avvento del nuovo millennio e l'esplosione di internet, il mercato del second hand subisce un'ulteriore rivoluzione. Le piattaforme di e-commerce dedicate all'usato, come eBay (fondato nel 1995), facilitano l'incontro tra venditori e acquirenti su scala globale, eliminando barriere geografiche e ampliando enormemente l'accesso a capi di seconda mano. I primi anni 2000 vedono anche l'emergere di una nuova sensibilità ecologica che inizia a considerare il riutilizzo non solo come scelta economica o stilistica, ma anche come comportamento virtuoso dal punto di vista ambientale. In questo periodo, il concetto di moda sostenibile inizia a prendere piede, e il second hand viene progressivamente integrato in una visione più ampia di consumo responsabile e circolarità.


  • 1995: Nascita di eBay, prima grande piattaforma per la vendita di articoli usati online

  • 1999: Fondazione di Buffalo Exchange, pioniere nel modello buy-sell-trade

  • 2004: Lancio di Etsy, importante marketplace anche per capi vintage

  • 2009: Nascita di Vestiaire Collective, piattaforma europea per second hand di lusso


Per approfondire il passaggio al digitale: Come internet ha rivoluzionato il mercato dell'usato


Il boom del second hand nell'era digitale

Il decennio 2010-2020 segna quello che molti esperti definiscono come la vera rivoluzione del second hand, caratterizzata da una crescita esponenziale del settore e da una sua profonda ridefinizione. Questo periodo vede la nascita e la rapida ascesa di piattaforme specializzate come Depop (2011), ThredUP (2009), Poshmark (2011) e The RealReal (2011), che trasformano radicalmente l'esperienza di acquisto e vendita di abbigliamento usato. La facilità d'uso di queste app, unite a sistemi di autenticazione, gamification e social shopping, contribuiscono a normalizzare e rendere mainstream lo shopping di seconda mano. L'estetica social media-friendly di queste piattaforme attira una nuova generazione di consumatori, in particolare Millennials e Gen Z, che si avvicinano al second hand sia per ragioni pratiche che ideologiche.


In questo periodo si assiste anche a una significativa evoluzione del linguaggio e del posizionamento del settore. Termini come "pre-loved", "pre-owned", "circular fashion" e "re-commerce" iniziano a sostituire la dicitura "usato" o "second hand", evidenziando un cambio di paradigma nella percezione collettiva.


Questa nuova terminologia contribuisce a elevare lo status dell'abbigliamento di seconda mano, distanziandolo ulteriormente dalle connotazioni negative del passato. Parallelamente, il luxury resale si afferma come segmento autonomo e in forte crescita, con piattaforme specializzate che offrono garanzie di autenticità e condizioni impeccabili per capi di lusso a prezzi più accessibili rispetto al nuovo. I dati economici di questo periodo sono impressionanti: secondo un report di ThredUP, il mercato globale del second hand è cresciuto 21 volte più velocemente del retail tradizionale tra il 2016 e il 2019.


  • 2011: Lancio di Depop, che unisce elementi di social media e marketplace

  • 2011: Fondazione di The RealReal, pioniere nella vendita online di lusso second hand certificato

  • 2015: Prime collaborazioni tra marchi di lusso e piattaforme di rivendita

  • 2019: Il mercato globale del second hand raggiunge un valore di 28 miliardi di dollari


Per approfondire i dati di crescita: Il report annuale di ThredUP sul mercato resale


Second hand e sostenibilità: un binomio vincente

La crescente consapevolezza ambientale degli ultimi anni ha contribuito in modo determinante alla rivalutazione e al successo del second hand. L'industria della moda è oggi riconosciuta come la seconda più inquinante al mondo dopo quella petrolifera, responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di gas serra, del 20% dell'inquinamento idrico industriale e della produzione di 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all'anno. In questo contesto, il second hand emerge come una soluzione concreta per ridurre l'impatto ambientale del settore fashion. Acquistare un capo di seconda mano significa infatti estenderne il ciclo di vita, riducendo la necessità di produrne uno nuovo e, di conseguenza, risparmiando risorse naturali, energia e limitando le emissioni.


Negli ultimi anni, diverse ricerche hanno quantificato i benefici ambientali dell'acquisto di capi usati. Secondo uno studio condotto da Vestiaire Collective e Boston Consulting Group, acquistare un capo di seconda mano invece che nuovo può ridurre la sua impronta di carbonio fino al 90%. Inoltre, prolungare la vita di un capo di soli nove mesi può ridurre il suo impatto ambientale del 20-30%. Questi dati hanno contribuito a trasformare il second hand da scelta economica o stilistica a gesto etico e responsabile. Non sorprende quindi che i temi della sostenibilità e della circolarità siano diventati centrali nella comunicazione e nel posizionamento di molte piattaforme di rivendita, che sottolineano come ogni transazione rappresenti un piccolo passo verso un futuro più sostenibile per la moda.


  • 30%: Riduzione dell'impronta carbonica prolungando la vita di un capo di 9 mesi

  • 1 kg di CO2: Risparmio medio per ogni capo acquistato second hand invece che nuovo

  • 700 galloni: Acqua risparmiata per ogni capo acquistato usato anziché nuovo

  • 82%: Consumatori che considerano la sostenibilità un fattore importante nell'acquisto second hand


Per approfondire l'impatto ambientale: The Environmental Price of Fast Fashion


I protagonisti del mercato second hand contemporaneo

Il panorama attuale del second hand è caratterizzato da una pluralità di modelli di business e attori che rispondono a diverse esigenze e segmenti di mercato. Tra i protagonisti globali del settore troviamo indubbiamente le grandi piattaforme digitali che hanno rivoluzionato l'accesso e la percezione dell'usato. Depop, con oltre 30 milioni di utenti registrati, ha saputo conquistare la Generazione Z grazie alla sua interfaccia simile a Instagram e all'approccio community-centered. Vestiaire Collective, con sede in Francia, si è affermata come leader nel segmento del lusso second hand in Europa, distinguendosi per il rigoroso processo di autenticazione e la cura nella selezione. The RealReal negli Stati Uniti ha sviluppato un sofisticato sistema di esperti che garantiscono l'autenticità dei capi di lusso, mentre ThredUP si è posizionata nel segmento mass market con un innovativo sistema di "Clean Out Kit" che semplifica il processo di vendita.


Accanto ai pure player digitali, anche i retailer tradizionali hanno iniziato a muoversi nel settore del second hand. Catene come H&M, con il suo programma "Garment Collecting", e Zara, con "Zara Pre-Owned", hanno implementato iniziative di raccolta e rivendita. Particolarmente significativa è stata l'acquisizione di Depop da parte di Etsy per 1,6 miliardi di dollari nel 2021, a dimostrazione del valore strategico attribuito al second hand dai grandi player dell'e-commerce. Sul fronte del lusso, persino grandi maison come Gucci con "Gucci Vault" e Burberry con "ReBurberry" hanno lanciato piattaforme proprietarie per la rivendita dei propri prodotti, segnando un cambio di paradigma fondamentale: da potenziale cannibalizzazione a estensione naturale dell'offerta e strumento di fidelizzazione.


  • Depop: Oltre 30 milioni di utenti, acquisita da Etsy per 1,6 miliardi di dollari

  • Vestiaire Collective: Leader europeo con oltre 11 milioni di membri in 90 paesi

  • The RealReal: Quotata in borsa dal 2019, specializzata in lusso certificato

  • ThredUP: Focalizzata sul mass market, ha processato oltre 125 milioni di capi


Per approfondire i modelli di business: Business of Fashion - The State of Fashion Resale Report


Il second hand nella cultura pop e nell'identità generazionale

Il fenomeno del second hand non è solo un trend di mercato, ma anche un potente fenomeno culturale che ha profondamente influenzato l'estetica contemporanea e le abitudini di consumo, soprattutto delle nuove generazioni. Programmi televisivi come "Thrift Hunters", "Flea Market Flip" e "Vintage Valley" hanno contribuito a normalizzare e glamourizzare la pratica di acquistare usato, mentre sui social media hashtag come #thrifted, #secondhand e #vintagehaul raccolgono miliardi di visualizzazioni. YouTube e TikTok pullulano di "thrift haul", video in cui creator mostrano i loro ultimi acquisti second hand, condividendo consigli su come trovare i pezzi migliori e come integrarli nel proprio guardaroba. Questa visibilità mediatica ha contribuito enormemente a ridefinire la percezione collettiva dell'usato, trasformandolo da necessità a scelta consapevole e, in alcuni casi, persino in status symbol.


Per le generazioni più giovani, in particolare Gen Z e Millennials, il second hand rappresenta molto più di una semplice modalità di acquisto: è una dichiarazione identitaria che riflette valori di sostenibilità, unicità e autenticità. Secondo un sondaggio di ThredUP, il 40% dei Gen Z considera l'impatto ambientale come un fattore determinante nelle proprie scelte di acquisto moda. Inoltre, in un'epoca di omologazione estetica dettata dai grandi brand, il second hand offre la possibilità di costruire un'identità stilistica personale e distintiva. Non sorprende quindi che molte celebrità e influencer, da Billie Eilish a Emma Chamberlain, abbiano abbracciato pubblicamente il vintage e il second hand, contribuendo ulteriormente alla sua legittimazione e al suo appeal presso il grande pubblico.


  • 1.2 miliardi: Visualizzazioni dell'hashtag #thrifting solo su TikTok

  • 40%: Gen Z che considera la sostenibilità un fattore fondamentale nelle scelte d'acquisto

  • 60%: Consumatori under 30 che hanno acquistato capi second hand nel 2022

  • 74%: Millennials che preferiscono brand con impegno in sostenibilità



Il futuro del second hand: innovazione e integrazione

Le prospettive future del mercato del second hand sono estremamente promettenti, con previsioni che indicano una crescita costante nei prossimi anni. Secondo le stime di GlobalData, il settore raggiungerà un valore globale di 77 miliardi di dollari entro il 2028, superando il fast fashion in termini di volume d'affari. Questa crescita sarà supportata da importanti innovazioni tecnologiche che stanno già trasformando l'esperienza di acquisto e vendita. L'intelligenza artificiale viene sempre più utilizzata per migliorare i processi di autenticazione, valutazione e pricing dei capi usati, mentre la blockchain potrebbe rivoluzionare il concetto di proprietà digitale e tracciabilità dei prodotti. Alcune piattaforme stanno già sperimentando "passaporti digitali" per i capi, che ne documentano l'intera storia dalla produzione alle successive rivendite.


Un altro trend significativo è la progressiva integrazione del second hand nel sistema moda tradizionale. Se fino a pochi anni fa second hand e retail nuovo rappresentavano universi paralleli e spesso in competizione, oggi assistiamo a una crescente ibridazione. Grandi catene di abbigliamento stanno implementando corner dedicati all'usato nei propri negozi fisici, mentre piattaforme di second hand siglano partnership con brand per facilitare il processo di rivendita. Questo modello "Re-Commerce as a Service" (RaaS) consente ai brand di mantenere il controllo sul ciclo di vita dei propri prodotti, offrendo ai clienti soluzioni di trade-in integrate nell'esperienza d'acquisto. In questo scenario futuro, il confine tra nuovo e usato diventa sempre più sfumato, in un'ottica di vera economia circolare dove ogni capo può avere multiple vite e proprietari.


  • 77 miliardi di dollari: Valore previsto del mercato global second hand entro il 2028

  • 39%: Tasso di crescita annuale previsto per il luxury resale nei prossimi 5 anni

  • 62%: Retailer tradizionali che prevedono di integrare servizi second hand entro il 2025

  • 15-20%: Quota di mercato del second hand prevista sul totale delle vendite fashion entro il 2030


Second hand in Italia: peculiarità e prospettive

Il mercato italiano del second hand presenta caratteristiche peculiari rispetto al panorama internazionale, con un percorso di evoluzione più lento ma costante. Tradizionalmente, nel nostro paese l'acquisto di abbigliamento usato ha incontrato maggiori resistenze culturali rispetto ai paesi anglosassoni o del Nord Europa, con una percezione spesso associata a necessità economica piuttosto che a scelta consapevole. Tuttavia, negli ultimi anni questa percezione sta cambiando radicalmente, soprattutto nelle grandi città e tra le generazioni più giovani. Milano, Roma, Firenze e Bologna sono diventate hub per negozi vintage di qualità e concept store che mescolano pezzi nuovi e second hand, con un'offerta sempre più curata e selezionata.


L'Italia si distingue nel panorama del second hand per la sua particolare attenzione alla qualità artigianale e al made in Italy. Il nostro paese, con la sua tradizione di eccellenza nella moda e nel tessile, offre un patrimonio straordinario di capi vintage che rappresentano non solo pezzi di abbigliamento, ma veri e propri testimoni della storia del costume italiano.


Piattaforme come Vestiaire Collective hanno registrato una crescita significativa di utenti italiani negli ultimi anni, mentre realtà locali come Armadio Verde (specializzata in abbigliamento per bambini) hanno saputo conquistare nicchie specifiche. Anche le grandi catene di charity shop internazionali, come Humana e Oxfam, hanno consolidato la loro presenza nel Bel Paese. Le prospettive future per il settore in Italia sono positive, con una crescita prevista del 15% annuo per i prossimi cinque anni, trainata soprattutto dall'espansione del segmento online e da una maggiore accettazione culturale del concetto di moda circolare.


  • 15%: Crescita annua prevista per il mercato second hand in Italia

  • 7 miliardi di euro: Valore stimato del mercato dell'usato in Italia (tutti i settori)

  • 6 milioni: Italiani che hanno acquistato abbigliamento second hand nel 2022

  • 24%: Incremento delle ricerche online relative a "vintage" e "second hand" in Italia nell'ultimo anno

 
 
 

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